PRIMATO FASCISTA E' L'ORGANO UFFICIALE DEI FASCISTI RIVOLUZIONARI
“Fondiamo questo foglio con volontà di agire sulla storia italiana. Contro la filosofia regnante, che fermamente avverseremo, non ammettiamo che tutto sia “Storia”: storia non è quel che passa, è quel che dura […]. Ci basta che dieci abbiano inteso, e si siano dati la mano; che codesto fascicolo di trenta pagine sia stato prova di vita fra tanta inerzia d’uomini, affermazione chiara e dura fra tanta dubbiezza, falsità, fragilità di scrittori, e resti documento dell’epoca Fascista, principio anzi di quella rivoluzione intellettuale che noi compiremo.” Berto Ricci, da “l’Universale”, 3 gennaio 1931.

mercoledì 29 giugno 2011

Roma straziata ancora…

…dai servi di ogni colore dalla “repubblica antifascista”

Roma…L’Urbe, la città per antonomasia…eterna quanto lo può essere la Civiltà degli uomini. La Città costruita da una Cultura fra le più grandi, se non la più grande, la cui magnificenza non risiede solo nelle testimonianze materiali, pure grandiose, che ha lasciato in mezzo mondo, ma nel fondamento Spirituale, Morale, Civile, che rimanda alla Civiltà da cui sono scaturite.
Ecco, quelle testimonianze, che i soloni della “libertà” usano pappagallescamente definire “patrimonio dell’Umanità”, peraltro dicendo il vero, vengono disintegrate al pari della vita civile e dei valori che la fondano. In realtà questo risulta inevitabile. Distruggendo i valori di una civiltà si distruggono anche i suoi elementi materiali. Ecco così che Pompei, dopo aver resistito alla lava del Vesuvio, ai terremoti, alle bombe distruttrici degli Stranieri criminali Occupanti, chiamati indegnamente “liberatori”, a differenza di altri occupanti, chiamati giustamente criminali, ebbene non resiste più alla inciviltà devastante prodotta da quella che con giusto disprezzo chiamiamo “repubblica delle banane antifascista”.
Sembra quasi un estremo atto di “orgoglio”, più che un disastro annunciato per l’incuria indegna e criminale di delinquenti che osano definirsi “onorevoli” e che siedono aggrappati sugli scranni del potere in qualità di insulsi feudatari mentre la gente e la società crollano letteralmente a pezzi. E non in senso metaforico! Un moto di Orgoglio dicevo, forse l’ultimo, della Romanità e della Civiltà italiana rimasta ancora in piedi, che davanti a questa scellerata associazione a delinquere fondata sul latrocinio che è il “parlatoio” della repubblica bananara, decide di sparire pur di non assistere ulteriormente allo spettacolo sconcio mandato in scena quotidianamente da questo simulacro di repubblica!

E come avviene in ogni spettacolo, insieme ai protagonisti, vi sono pure le comparse, in questo caso i servi prezzolati da questa associazione a delinquere, che hanno il compito precipuo di perpetuare una retorica da guerra civile fasulla, imposta dallo straniero e utile a continuare la logica neo-feudale. Già a piazza Navona, qualche tempo fa, è andato in scena il turpe teatrino, dove gli attori, molto eufemisticamente chiamati “manifestanti”, indossando casacche rosse da una parte e brune dall’altra, si sono presi a randellate e manganellate, giocando a farsi la guerra… Uno spettacolo incredibilmente triste, per le giovani vite coinvolte e solennemente squallido per coloro che le strumentalizzano sempre. Allora, come adesso, come sempre ormai da decenni, si è verificata una strana “fatalità”… Incredibile a dirsi, la preparazione del teatrino di “guerra”, in una delle piazze più belle del mondo, è potuta avvenire facendo transitare all’interno di una “zona protetta” (sic!), un camioncino carico di mazze, picconi, martelli, ecc. Sarebbe quasi divertente se non facesse piangere che all’indomani, sull’onda dell’unanime sdegno di facciata espresso dai feudatari di ogni colore del parlatoio e che serve a richiamare all’ordine il popolo bove, con il solito moralismo da quattro soldi, si è detto che i manifestanti avevano intenzioni pacifiche. Degenerate solo a causa di “pochi facinorosi”, qualificati senza alcun ritegno come“fascisti”. Ovviamente il riscontro di queste intenzioni pacifiche è certamente verificabile dal camion carico di spranghe che è potuto transitare indisturbato nell’ “area protetta”!
E si arriva così all’ennesima replica del teatrino messa in scena il 14 c.m. a Roma. Si dice di voler “manifestare” in centro città, per “opporsi” alla “riforma della Scuola” della ennesima “onorevole” di turno. Termini impropri, quelli usati, perché di “Riforma scolastica” a mia memoria in Italia si è discusso realmente solo in un paio di casi eclatanti: per quella che porta il Nome di un Filosofo e letterato di valore indiscutibile, Giovanni Gentile, e per quella che porta il nome di un Uomo Politico di livello incommensurabile rispetto agli odierni ZERI che ci circondano: Giuseppe Bottai.
In breve, al solito si va in Centro a Roma, città che trasuda cultura da ogni muro, per “manifestare”. Ma ecco che ad un certo momento, come “caduti dal cielo”, iniziano a entrare da Porta del Popolo, “gruppi organizzati”, che vengono genericamente chiamati “Black Block”, in omaggio alla lingua dei riveriti “padroni-liberatori” a stelle e strisce. Ebbene, i cosiddetti “gruppi organizzati”, per che cosa lo erano? Forse per manifestare con coraggio il distacco dei cittadini, almeno di quelli lì rappresentati, dai palazzi del potere e dai feudi che lo dissanguano di ogni energia? Forse per far sentire la propria protesta ai cosiddetti “onorevoli-feudatari” che sui loro scranni caldi stavano per l’ennesima volta mercanteggiando il cadavere della nostra martoriata Italia? Forse per dichiarare che non avrebbero mai più foraggiato o votato una classe politica trasversalmente indegna, responsabile del tracollo morale e materiale di questo paese? Al limite per dare l’assalto congiunto di tutto un popolo al luogo dal quale viene esercitato indegnamente ed a suo danno il potere, per defenestrare i propri indegni rappresentanti? ASSOLUTAMENTE NO! Poiché tali “gruppi” sono da sempre “organizzati” proprio dai ladri feudatari del parlatoio che invece dovrebbero contestare, al fine di replicare all’infinito il “teatrino” delle varie “piazza Navona” che si sono susseguite nei decenni, avendo come interpreti sempre i soliti “facinorosi che indossata la casacca di turno, vengono stavolta qualificati come “comunisti”, facendo però esattamente la stessa cosa. Anzi, aggravando la posta in gioco, perché in questo modo alla morente e putrefatta politica della repubblica bananara, si può dare un nuovo motivo per rimettere in ballo l’immancabile moralismo di quart’ordine orchestrato dai giullari del potere a mezzo di televisioni e giornali di regime e che serve a fare di questo straccio di stato un totem.
Ecco: i “gruppi organizzati” si “organizzano” per distruggere il patrimonio culturale e civile di Roma, per distruggere la pavimentazione di piazza del Popolo, usando le pietre come arma e corpo contundente, insieme agli altri arnesi portati alla “manifestazione pacifica”. Si pensa bene di ridurre un tratto dei più belli del centro storico in una “zona franca”, dando fuoco ai mezzi delle “forze” dell’ordine, e spaccando come rulli compressori quante più cose si possano spaccare! Certamente è “guerra proletaria”! I “combattenti” distruggono, ma lo fanno in modo “mirato”! Distruggono anzitutto gli automezzi pagati dai cittadini… Poi distruggono anche motorini e mezzi privati semplici, che magari servono per poter vivere con sudore a quei lavoratori che tali figuri dicono di “rappresentare”. Poi distruggono qua e là un po’ di negozi, ovviamente è “Giustizia proletaria” che si abbatte sui loschi capitalisti… Forse anche su poveri lavoratori che lì si trovano per lavorare, e che magari dopo la “Giustizia proletaria” potrebbero rimanere senza lavoro, in attesa che i giustizieri gliene diano uno migliore, s’intende! Si distrugge un po’ tutto, qualche macchina “capitalista”, ma non troppe. Quanto basta per la propaganda. Poi magari incontri qualche poveraccio per strada, a Corso Vittorio Emanuele, che spinge a mano due ruote di una utilitaria perché gliele hanno letteralmente divelte!
E via del Corso, splendida via storica che vede ai suoi lati altrettanto splendidi edifici artistici, viene devastata insieme al resto. D’altro canto la “giustizia proletaria” é equanime! Si distrugga tutto! Le mura delle Chiese “gemelle” di piazza del popolo rovinate dagli incendi, i mercati Traianei, a fianco piazza Venezia, presi di mira da bombe carta e petardi. Insomma: l’emblema tipico di una manifestazione per la salvaguardia della Scuola e della cultura!
Caso strano, gli unici e soli luoghi dove invece sarebbe lecito aspettarsi una lotta furibonda in una simile atmosfera, poiché sedi del potere esercitato dai reali responsabili della catastrofe, ovvero il parlatoio ed il cosiddetto senato merdaliano, non sono mai presi di mira seriamente.
Risultato? Ovviamente la solita “condanna generale”. Momenti quasi esilaranti dove la pantomima assume i tratti del cabaret. Vi sono “disonorevoli feudatari”che ci informano dalle tribune dei programmi di regime che la Polizia aveva avvertito di movimenti sospetti da parte di gruppi organizzati che affluivano nella capitale… TOH! E di grazia, chi li avrebbe fatti entrare? E perché? E come mai nessuno, tra i disonorevoli, ha avuto noie da questi riconosciuti “facinorosi”? Ma signori miei! Essi potevano mai andare oltre il compito che i padroni del parlatoio avevano loro assegnato ? Certo che no!
Per cui ecco servito il piatto ! E il popolo “bove” può attendere una volta di più che i gruppi politici del parlatoio promuovano contro se stessi scioperi e manifestazioni chiamando a raccolta le proprie platee, pagando miliardi per organizzare treni, aerei e navi speciali da tutta Italia, spendendo i soldi dei cittadini, per organizzare l’indegno spettacolo di sempre inneggiante all’autodistruzione!
E’ tutto fin troppo chiaro “onorevoli”! Il re è nudo! Voi non siete “il nuovo”! Siete tutti e indistintamente solo dei parassiti membri di un’associazione a delinquere che ci avvilisce e mortifica da troppi anni! Siete voi il problema! Le cellule tumorali di un cancro che affligge ciò che resta di quella che fu la nazione madre della civiltà e che annuncia per questo paese una sola meta: IL DISASTRO.
RomaInvicta

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