Savina Caylin e Rosalia D'Amato.
Questi i nomi delle due navi italiane vittime della pirateria somala rispettivamente dall' 8 Febbraio e dal 21 Aprile.
In totale i sequestrati sono quarantatré di cui undici italiani.
Come al solito gli organi preposti all' informazione non trattano nulla se non è gossip o fruttifera cronaca nera.
Le notizie pubblicate sono confusionali, rare, imprecise e per nulla rassicuranti, eppure sembra non importare a nessuno la sorte di queste persone costrette al rischio e a lavorare mesi e mesi distanti dalle proprie famiglie.
Le trattative ristagnano ormai da diverso tempo e per questi Lavoratori ancora non è stata trovata una via per la liberazione.
Il problema della pirateria somala.
I pirati, nell' immaginario collettivo uomini d'avventura che solcano i mari depredando navi, non sono affatto relegati alla letteratura ma sono una costante di tutti quei mari in cui si bagnano paesi poveri e con grossi problemi interni, dall' Asia, all' Africa al Sud America.
Facile puntare il dito contro questi gruppi di persone se non si tiene conto che ad averli ridotti in povertà e costretti quindi a vivere in questo modo è proprio l' occidente ricco e pingue, che con il suo imperialismo mercantilista depreda molte più risorse e ricchezze ai pirati rispetto a quanto questi ultimi depredino dalle navi occidentali.
L' occasione di poter ottenere un riscatto milionario o di rivendere le merci sequestrate è spesso l' unica per sopravvivere.
Perciò il problema non si può risolvere del tutto pattugliando i mari con incrociatori militari (soluzione per altro già in uso) se non si attuano politiche sociali per quegli ex pescatori alla quale è stato ucciso il mare inquinando e sfruttando.
Ma la logica liberalista non lo permette, il profitto come prima cosa. Dopo, forse, viene l' Etica. Sempre che sia anch'essa proficua e rivendicata dal popolo bove troppo occupato ad arrancare nella miseria morale, tra una mangiatoia di scandali e una mangiatoia di patetiche frivolezze.
La marina mercantile italiana non è affatto nuova a questi arrembaggi, anzi sono molto più frequenti di quanto si possa pensare, ricordiamo ad esempio il mercantile "Anema e Core" sequestrato il 23 luglio scorso e poi rilasciato.
Se questo è uno Stato.
Qualsiasi nave, barca, veliero battente bandiera Italiana rappresenta il territorio italiano e ne fa parte, perciò ogni attacco ad esso è un' attacco alla Sovranità dello Stato, tanto quanto uno sconfinamento in un ambasciata o nel Paese.
Nessun ministero sembra interessarsene, nemmeno la Farnesina che non va oltre il cordoglio e la promessa di impegno, dimostrando ancora una volta l' assoluta nullità delle istituzioni del Popolo Italiano.
"Poco importa, fino a che non tocca a noi"
A dire il vero, se ne è occupato "Chi l'ha visto?".
RispondiEliminaQuesto articolo è di un mese prima del servizio di "Chi l'ha visto?". Era ora che si degnassero di questo problema!
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