PRIMATO FASCISTA E' L'ORGANO UFFICIALE DEI FASCISTI RIVOLUZIONARI
“Fondiamo questo foglio con volontà di agire sulla storia italiana. Contro la filosofia regnante, che fermamente avverseremo, non ammettiamo che tutto sia “Storia”: storia non è quel che passa, è quel che dura […]. Ci basta che dieci abbiano inteso, e si siano dati la mano; che codesto fascicolo di trenta pagine sia stato prova di vita fra tanta inerzia d’uomini, affermazione chiara e dura fra tanta dubbiezza, falsità, fragilità di scrittori, e resti documento dell’epoca Fascista, principio anzi di quella rivoluzione intellettuale che noi compiremo.” Berto Ricci, da “l’Universale”, 3 gennaio 1931.

mercoledì 9 novembre 2011

(Anti)fascisti da stadio.



Croci celtiche e svastiche sventolano nelle curve degli stadi italiani. Ma gli ultras sono davvero fascisti? A quanto dicono i giornali è proprio così, questi gruppi organizzati di tifosi sarebbero fascisti-mafiosi, che controllano un business smisurato e che fanno della violenza il loro biglietto da visita, con lo scopo non più di sostenere la propria squadra, bensì di arricchirsi.

Tutto vero, o quasi. Procediamo con ordine, andando un po’ indietro nel tempo fino ad arrivare agli anni ’70. 
Sono gli anni delle manifestazioni studentesche, anni di disordini, che non mancano di certo all’ interno degli stadi. Sono gli anni in cui la bandiera raffigurante il Che campeggia nelle curve di Milan, Livorno, Torino e in cui i tifosi di Juventus, Inter e Lazio si dicono fieri di appartenere alla destra più estrema. Ma prima di tutto questo, il campo e la squadra del cuore sono la cosa più importante, gli scontri tra tifoserie si devono agli esiti dell' incontro, prima che all’ appartenenza politica. Andando avanti con gli anni il calcio assume sempre più importanza, i soldi iniziarano ad arrivare in abbondanza e alcuni gruppi di tifosi capiscono che c’è la possibilità di farsi un bel gruzzoletto. 

Così cominciarono a smerciare prodotti in modo irregolare. Fin qui può andare ancora bene, magliette e felpe non fanno male a nessuno, solo un piccolo e ulteriore mercato nero che difficilmente può destare scandalo nella corruttela generale di questa "repubblica". 
Ma poi iniziarono a infiltrarsi nelle curve veri e propri criminali che col calcio non hanno nulla a che vedere e che portarono con sè tutte le regole della malavita. Così, se prima in curva girava qualche spinello, ora è la cocaina a farla da padrona. Se prima gli ultras di squadre rivali non si potevano vedere, ora stringono accordi ‘commerciali’ e si coalizzano, proprio come dei clan. Se prima i tifosi che condividevano la passione per la stessa squadra erano prima di tutto compagni uniti, ora è la diffidenza a regnare e la fiducia reciproca è rara come la neve d’ estate. 
Esemplare è la vicenda di Walter Settembrini, appartenente al gruppo di tifosi rossoneri dei Commandos Tigres, massacrato di botte da membri del gruppo Ultras Guerrieri, appartenente anch’ esso alla curva sud, perchè accusato di essere un confidente della digos.



Purtroppo non ci sono solo pestaggi, ma anche omicidi, come quello dell’ avvocatessa milanese Maria Spinella, colpevole di aver mal difeso in tribunale un boss mafioso fornitore di droga ai capi della curva rossonera. L’omicidio Raciti è un altro noto, triste esempio della violenza di queste frange di tifoserie.
Ma quello che accadde all’ interno della tifoseria del Milan, ovvero la prepotente ascesa di questi ‘Guerrieri’ capitanati dal capitalista-mafioso Lombardi, che portarono con le loro azioni allo scioglimento della Fossa dei Leoni, gruppo famoso e ben più nobile e rispettabile nel mondo calcistico, accadde nella maggior parte delle curve meno compatte e che, soprattutto, supportano le squadre più importanti, ovvero quelle con più possibilità economiche e che attirano un maggior numero di persone (Chissà perchè!). ‘Degni’ di questa fama per esempio Roma e Juventus. Le società anche non sono esenti da minacce, e anche loro sono costrette a subire la situazione. I tifosi organizzati chiedono soldi, protezione, e quando qualche presidente si rifiuta, iniziano a creare disordini, a lanciare in campo torce e fumogeni, così scatta la squalifica dal campo e la multa alla società. Sarà vero amore per la propria squadra questo? Sarà una fede vera, come questi personaggi sostengono? Non sembra proprio.

Ma allora hanno sì ragione i giornali, tranne su una cosa: 
QUESTE ‘PERSONE’ NON SONO FASCISTI! 
Questi personaggi sono dichiaratamente neo-nazisti ed estremisti di destra, spesso militanti in partiti come FN o in movimenti skinheads, perciò totalmente estranei a qualsiasi forma di Fascismo degna di questo nome. Si può affermare che siano anzi di fatto antifascisti, perché con la loro azione vituperano l' ideale mussoliniano e i nostri simboli. Come potrebbe dichiararsi tale chi usa la violenza barbara senza ragione, chi insulta e si scontra con le forze dell’ ordine per vile divertimento, chi spaccia, chi uccide? 
Tra loro si chiamano ‘Camerata’ è vero, ma forse che ciò basti per essere fascisti? No! E non basta nemmeno gridare ‘Duce Duce’, cantare ‘Faccetta Nera’, sventolare croci celtiche o foto del Duce! Ma al sistema non interessa, per i "signori" dei giornali tutto questo basta e avanza per chiamare fascisti costoro, che non fanno altro che infangare il fascismo e i suoi ideali! 
E così, forse inconsciamente, forse no, Ultras e media remano dalla stessa parte.













Non mancano però curve dichiaratesi di ‘sinistra’, i cui appartenenti inneggiano al comunismo e durante le gare intonano canti partigiani e anti-fascisti. Spesso nascono scontri violenti di natura esclusivamente politica, a cui prendono parte gli stessi calciatori, quelli più attaccati alla maglia. Famosa la rivalità tra i livornesi ‘comunisti’ e i laziali ‘fascisti’, rivalità che si allarga oltre che alle tifoserie anche ai due capitani ‘storici’, Paolo Di Canio, di cui è nota l’ esultanza a braccio teso sotto la Sud, e Cristiano Lucarelli. Entrambi erano stati ultrà prima di essere calciatori e arrivarono a ridursi lo stipendio pur di giocare nella propria squadra, atteggiamento al di là di tutto apprezzabile vista la situazione del calcio d’oggi. Queste ostilità portano però solo a ulteriori divisioni e servono ai giornali per attaccare l’ uno e l’ altro movimento.

Ed è importante notare come questo sport sia cambiato in modo radicale dal ventennio ad oggi. Se è giusto e comprensibile che si sia modernizzato, non è giustificabile il fatto che sia passato da divertimento e passa tempo sano, a risorsa prettamente economica ed emblema del liberalismo capitalista.
Durante il fascismo i calciatori erano raramente professionisti, perciò spesso non erano retribuiti e non si tirarono indietro quando la Patria li chiamò al fronte. 

Non sarebbe stato nemmeno immaginabile allora che il cartellino di un calciatore fosse addirittura usato come garanzia da una banca, cosa che è invece successa di recente in Spagna, dove la ‘Bankia’, chiedendo un prestito alla BCE, ha offerto a titolo di garanzia il cartellino di Kakà e Cristiano Ronaldo. 
Ma non si possono naturalmente tralasciare gli esorbitanti stipendi e le cifre pagate dalle società per assicurarsi le prestazioni dei giocatori, che aumentano ogni anno. Solo per citare il caso più ecclatante, Cristiano Ronaldo fu pagato 93 milioni e guadagna attualmente 13 milioni l’ anno. La quantità di soldi che gira in questo mondo però è difficile da definire in modo preciso, un paradiso per le mafie di tutto il mondo.

Fa pensare anche che alle società sia permesso di spendere e spandere a loro piacimento, nonostante siano ricoperte di debiti, che spesso fanno sparire tra le mille carte burocratiche grazie all’ aiuto di espertissimi dell’ economia.
Nelle blande regole del liberalismo tutto è concesso e l'ignavia del popolo bove come sempre gioca un ruolo fondamentale, prima finanziando questo tipo di calcio, poi lamentandosi delle cifre irraggiungibili percepite dai suoi "idoli calcistici".




Giustificazione pretestuosa di questi gruppi ultras della presenza politica sugli spalti, è la presenza delle istituzioni fasciste nelle manifestazioni diportive del Ventennio. 
Per diversi motivi, è un atteggiamento inaccettabile. 
Per primo, quello che ogni domenica il Fascismo subisce è un vilipendio, la politica ha le sue sedi e sarebbe bene fossero adoperate da costoro.
Inoltre la presenza delle istituzioni Fasciste ad ogni evento di pubblico interesse era appunto rappresentativa della totalitarietà del Fascismo in ogni aspetto della vita civile, promuovendo campionati, tornei e qualsiasi manifestazione diportiva e/o culturale potesse dare giovamento e vigore, materiale e morale, al popolo italiano.
Italia Campione del Mondo 1934 - La squadra saluta romanamente i propri tifosi.

Andrea A.


3 commenti:

  1. Ottimo lavoro Andrea, gran bell'articolo! Sperando che qualcuno MEDITI davvero su quanto hai scritto.

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  2. credo di avere qualche anno in più dell'autore del bell'articolo.Che una tifoseria abbia bisogno di una connotazione politica è abbominevole e voluta proprio negli anni della contestazione.Quando ragazzi di venti anni si ammazzavano per strada ogni fazione per propri ideali.capisci che a logica quale posto era migliore per un maggior controllo che dentro ad uno stadio? Per il calcio sarebbero bastati i campanilismi classici.Poi niente a che vedere con il presenzialismo negli eventi nel ventennio era un totali tarismo uniformante e quindi per quanto altro,sono d'accordo con l'autore. E alle radici del fascismo che dobbiamo attingere e non lasciare che sia come purtroppo mi sembra una moda come i punk,gli emo i casuals ecc.Soprattutto i giovani hanno estremamente bisogno di valori.

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