PRIMATO FASCISTA E' L'ORGANO UFFICIALE DEI FASCISTI RIVOLUZIONARI
“Fondiamo questo foglio con volontà di agire sulla storia italiana. Contro la filosofia regnante, che fermamente avverseremo, non ammettiamo che tutto sia “Storia”: storia non è quel che passa, è quel che dura […]. Ci basta che dieci abbiano inteso, e si siano dati la mano; che codesto fascicolo di trenta pagine sia stato prova di vita fra tanta inerzia d’uomini, affermazione chiara e dura fra tanta dubbiezza, falsità, fragilità di scrittori, e resti documento dell’epoca Fascista, principio anzi di quella rivoluzione intellettuale che noi compiremo.” Berto Ricci, da “l’Universale”, 3 gennaio 1931.

giovedì 30 giugno 2011

Movimento "responsabilità nazionale" copia Manifesto degli intellettuali Fascisti.

Il manifesto degli intellettuali Fascisti fu un' indicazione delle basi politiche e culturali dell' ideologia fascista redatto da Giovanni Gentile nel 1925 e sottoscritto da 250 intellettuali dell' epoca, tra cui i famosi Ungaretti e Pirandello.

Potete leggerlo integralmente qui: manifesto degli intellettuali fascisti-wikisource

Il Movimento di responsabilità nazionale invece è un gruppo di politici transfughi dal centro-sinistra al centro-destra e accumunati solo dall' aver permesso al governo Berlusconi di ottenere il voto di fiducia e continuare il mandato.

Anche loro hanno deciso di redigere un loro manifesto, ve lo proponiamo qui:

manifesto movimento di responsabilità nazionale-sito ufficiale

Quindi, cosa c'è di anomalo?

Che se non hanno copiato da cima a fondo hanno indubbiamente tratto più di uno spunto, ad esempio:

Manifesto intellettuali degli fascisti:

"Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della Nazione italiana, ma non privo di significato e interesse per tutte le altre"


Manifesto dei "responsabili":

"Responsabilità Nazionale è il movimento recente ed antico dello spirito italiano, internamente connesso alla storia della Nazione Italiana."

Coincidenza?

Manifesto intellettuali fascisti:

"E' concezione austera della vita, è serietà religiosa, che non distingue la teoria dalla pratica, il dire dal fare, e non dipinge ideali magnifici per relegarli fuori di questo mondo, dove intanto si possa continuare a vivere vilmente e miseramente, ma è duro sforzo di idealizzare la vita ed esprimere i propri convincimenti nella stessa azione o con parole che siano esse stesse azioni."

Manifesto dei "responsabili":

"Responsabilità è concezione austera della vita, non incline al compromesso, ma duro sforzo per esprimere i propri convincimenti facendo sì che alle parole seguano le azioni."



Onde evitare quindi facili fraintendimenti (volontari o meno), denunciamo apertamente l' antitesi di questo movimento con i più basilari prìncipi Fascisti.
Non a caso, uno dei leader di questo pietoso raggruppamento, l' ormai tristemente celebre On. Scilipoti, diverrà probabilmente Segretario nazionale del MSI-DN.


Il Presidente del Consiglio in Tribunale per prostituzione!

Ed eccoci di nuovo a parlare delle fantastiche prodezze del “nostro” Presidente del Consiglio.
Il Premier, questa volta, è indagato per prostituzione minorile per aver avuto rapporti sessuali in cambio di denaro con la giovane marocchina Ruby, oltre all’accusa di concussione per aver esercitato pressioni sulla Questura di Milano col fine di far rilasciare l’innocente ragazza.Ovviamente, il nostro perseguitato politico preferito, insieme alla sua legione di avvocati non ha perso tempo per smentire.
Infatti, il Premier, a detta dei suoi avvocati, non era affatto intimo con la giovane marocchina – ha ragione, solo dei maliziosi e magari comunisti potrebbero pensare una cosa simile – loro erano solo compagni di merende; la notte tra il 27 e il 28 maggio Ruby era ad Arcore per il consueto pigiama party organizzato dal Cavaliere.
La frase “più siamo meglio stiamo” è adatta per quel “pigiama party” a cui oltre a Ruby, probabilmente, erano invitati anche il direttore del tg4 Emilio Fede, il pio Lele Mora e il consigliere regionale Nicole Minetti che avevano favorito la disinteressata amicizia tra il Presidente del Consiglio e la costumata fanciulla.
Eppure, quell’uomo probo che crede tanto nell’amicizia dovrà apparire il tribunale il 21 e il 22/23 per l’interrogatorio, ma non c’è da temere non sarà solo a fargli compagnia ci saranno i suoi simpatici amici.
Una volta appresa la notizia i giornali stranieri non hanno perso tempo.
Nell’edizione europea del Wall Street Journal appare il titolo <<Berlusconi indagato per un caso di prostituzione».
Alltre sono le reazioni dai giornali inglesi, i quali si soffermano sulle indagine della procura milanese.Il Telegraph fa notare che la notizia giunge «il giorno dopo che la Corte costituzionale italiano ha parzialmente respinto una legge che forniva al premier l’immunità da tre processi in corso nei suoi confronti per corruzione e frode»
Anche in Francia, Germania e Spagna la notizia rimbalza sui maggiori siti d’informazione nazionali.
Intanto a casa nostra il Pdl si schiera apertamente dalla parte del capo di partito.
<<Dinanzi al consueto e logoro copione, fatto di fughe di notizie e di accuse inverosimili – si legge in un comunicato il portavoce del partito,Daniele Capezzone- i cittadini possono ancora una volta scegliere se indignarsi o sbadigliare. Sono certo che una sempre più vasta maggioranza di italiani abbia ben compreso cosa sia in gioco e si stringerà a sostegno del presidente del Consiglio>>
Ben altre sono le reazioni dall’opposizione, l’ex pm e leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro il quale dice «Diamo atto alla Procura di Milano che ha aspettato la sentenza della Consulta proprio per non creare alcuna influenza, neanche nell’opinione pubblica. Poi, se permettete, non è colpa della Procura di Milano se deve accertare i fatti rispetto ad un fatto grave: il presidente del Consiglio nel ruolo e nella funzione che svolge telefona al Questore di Milano per dire che una minorenne è la nipote di Mubarak quando non è vero; e tutto ciò per coprire comportamenti non legittimi da lui commessi in precedenza».
Benvenuti in Itaglia dove è normale che le più alte cariche dello Stato abbiano giri di prostituzione.

Camerata Valerio

LA FIAT RICATTA GLI OPERAI CON LA COMPLICITA’ DELLO STATO!

Giorni di grande agitazione allo stabilimento Mirafiori della FIAT, dove gli operai sotto ricatto del Marchionne hanno appena finito di votare un referendum che accentuerà il loro status di “merce lavoro” al servizio degli sfruttatori. Il ricatto di questo borghese prezzolato, di questo servo della famiglia Agnelli, è veramente scandaloso. Costui ha dichiarato che se a vincere nel referendum fossero i no, la Fiat farà i bagagli e trasferirà i suoi stabilimenti all’estero, fuori dall’Italia. Il Capo del Governo, Berlusconi, ha dato man forte dichiarando esplicitamente che in caso di vittoria del no «le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri Paesi». Lo Stato italiano, quindi, appoggia la famiglia Agnelli in tale ricatto, di cui le vittime sono solo i lavoratori usati e strumentalizzati a vantaggio di chi sta in alto. Ancora una volta Merdalia da la suprema prova della sua meschinità, della sua sporca ipocrisia, del suo servilismo verso le lobbie economiche che manovrano le sue scelte politiche, a danno della Comunità. I fascisti sono stufi degli Agnelli. Per decenni i loro profitti li hanno pagati i contribuenti italiani, dalla cassa integrazione quando la Fiat aveva i conti in rosso, ai contributi per le rottamazioni, agli incentivi per le fabbriche al Sud. Adesso minacciano di “andarsene all’estero” se le loro richieste non saranno accolte. Benissimo! La Fiat è libera di fare i bagagli e riparare in America, magari portandosi dietro il loro amichetto Berlusconi degno presidente anti-italiano, ma essi devono rendere conto al Popolo Italiano di parecchi miliardi di euro di cui sono debitori. Già da tempo fa, dalle colonne di questo giornale, avevamo denunciato la meschinità della FIAT, persino durante il Ventennio. Che cosa dice, tra l’altro, questo referendum cui gli operai hanno votato sotto ricatto? Tra le altre cose, i lavoratori non potranno più votare per i propri rappresentanti aziendali e i delegati sindacali saranno, invece, nominati dalla burocrazia sindacale esterna e saranno divisi in modo paritetico tra quei sindacati riconosciuti dall’azienda. In pratica i sindacati perderanno la loro autonomia e si trasformeranno in “surrogati” dell’azienda, non rappresenteranno più i lavoratori ma faranno gli interessi dei loro padroni borghesi. Questa sarebbe, dunque, la vostra democrazia cari italiani? Per sessant’anni c’hanno riempito la testa di frottole, raccontandoci che la “guerra di liberazione” è servita a portare la democrazia eliminando il Fascismo. Eppure fu il Fascismo che, con la socializzazione delle imprese, distrusse l’egoismo plutocratico rappresentato oggi dal signor Marchionne redistribuendo gli utili e il profitto a tutti gli operai e, con la nomina dei “fiduciari di fabbrica” diede ai lavoratori una forte rappresentanza sindacale e decisionale all’interno delle aziende. Tutte importanti conquiste sociali che i “liberatori” hanno pensato bene di abolire, dando nuovamente ai magnati della grande industria il controllo economico e politico su una nazione ormai divenuta colonia degli Stati Uniti. Cosa resta oggi agli operai? Resta la possibilità, fortunatamente non ancora tolta, di poter scrivere sui muri torinesi (come hanno fatto) frasi come «Non siamo noi a dover diventare cinesi, ma i lavoratori cinesi a diventare come noi». Vane speranze. La soluzione ancora una volta è il Sistema Fascista che, eliminando gli egoismi e gli interessi di classe, assicura la più vera e la più autentica GIUSTIZIA SOCIALE.

Il Fascismo e la dittatura

Una delle maggiori armi della propaganda antifascista nonché uno dei pilastri ideologici di quella che il grande storico Renzo De Felice definiva “vulgata” è l’accusa mossa al Regime Fascista di essere stato solamente una dittatura e, di conseguenza, all’ideologia fascista di non esistere, se non nel postulare una forma istituzionale di soppressione delle libertà. Bisogna riconoscere che l’accusa è di una certa efficacia poiché, approfittando dell’ignoranza comune diffusa tra le masse lobotomizzate da oltre 60 anni di lavaggio del cervello, è molto diffusa tra i miseri profeti di questa reale dittatura partitocratrica, che hanno buon gioco nell’agitare lo spauracchio della “dittatura fascista”. Un mito nato nel 1943 quando la nascente resistenza antifascista, sbucata dal nulla dopo 20 anni di volontario esilio, dichiarò di voler “aiutare” gli occupanti anglo-americani in quella che i nuovi padroni ci imponevano di accettare come “liberazione” per l’appunto dalla “dittatura fascista” nonché restituzione coatta a suon di bombardamenti e conseguenti massacri di una presunta “libertà democratica”. Ma l’accusa è strumentalmente propagandistica. Ogni fenomeno storico sia livello sociale che politico andrebbe inquadrato nella sua specificità, posto cioé in relazione con determinati eventi contingenti e analizzato in tutto il suo sviluppo evolutivo. L’istituto della dittatura è nato nell’antica repubblica romana, come magistratura straordinaria, la nomina del dittatore dotato di ampi poteri militari e civili avveniva in circostanze particolarmente delicate o pericolose per lo Stato Romano, in cui era necessario che una sola persona prendesse le decisioni, al posto del Senato. Alla dittatura i Romani facevano ricorso in situazioni di emergenza, come per sedare una rivolta (dictator seditionis sedandae causa) o per affrontare pericoli esterni e governare lo Stato in situazioni di difficoltà (dictator rei gerendae causa).

Mezzo milione di italiani rischiano il lavoro!

ROMA – Nel 2011 quattrocentomila lavoratori, oggi intrappolati nella cassa integrazione, rischiano di divenire disoccupati andando ad ingrossare l’esercito degli attuali 2 milioni di senza lavoro. La stima e’ del segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini. Per la maggior parte sono lavoratori delle aziende entrate in crisi nel 2008 con lo scoppio della recessione. Sono le imprese, dunque, dove la crisi e’ ormai strutturale e in molti casi senza piu’ uno sbocco con produzioni obsolete o con condizioni finanziarie largamente compromesse. Per questo – secondo Santini – serve una svolta nelle politiche per la crescita e per il lavoro, altrimenti la situazione occupazionale, soprattutto in alcuni settori e in alcune aree, e’ destinata ad aggravarsi. La recessione ha indebolito il nostro tessuto produttivo che dal primo trimestre 2008 al terzo del 2010 – secondo i dati della Confindustria – ha lasciato sul campo 540 mila posti di lavoro. Ma anche l’anno appena cominciato – dice Santini – si profila come ”difficile” sotto il profilo dell’occupazione. I quattrocentomila a rischio sono solo la punta dell’iceberg, anche se da soli bastano a far crescere del 20% l’esercito dei disoccupati. Non a caso, aggiunge, tutte le parti sociali ”hanno chiesto la proroga dei finanziamenti per gli ammortizzatori sociali”. A preoccupare maggiormente sono i settori delle costruzioni, della chimica, il metalmeccanico, gli elettrodomestici, il tessile e l’abbigliamento.


Parole terribili queste. La crisi causata dal sistema sfruttatore capitalista sta facendo strame dei lavoratori, migliaia rischiano il posto di lavoro e lo Stato non muove un dito dimostrando la sua incompetenza e la sua inadeguatezza storica. Lo “Stato interventista” che interviene nell’economia salvando imprese e lavoratori dal fallimento economico, è solo un ricordo degli anni trenta, retaggio di una Civiltà scomparsa. Il mondo pluto-democratico agonizza dinanzi il disordine e il fallimento della sua stessa insufficienza, sarà forse spazzato da una crisi economica? Non possiamo saperlo, il futuro è incerto, l’unica certezza è questa: “fuori dai nostri principi, e soprattutto in tempi di crisi, non c’è salvezza né per gli individui e tantomeno per i popoli” (MUSSOLINI).

La Riforma Universitaria

tante proteste ma nessuna soluzione!


In queste giornate è sotto gli occhi di tutti la protesta degli studenti per i sostanziosi tagli operati all’università. La protesta ormai dilaga tanto da aver portato all’occupazione di famosi siti storici del nostro paese. Il successo della protesta dipenderà molto dalle sorti del governo quindi quello che succederà è legato a doppio filo agli avvenimenti politico-istituzionali delle prossime settimane.
La giusta protesta degli studenti però risulta focalizzarsi solo sulla questione dei recenti tagli senza avere una visione più ampia di quelli che sono i problemi dell’università italiana. Contemporaneamente tale protesta rischia di essere strumentalizzata dal sistema al fine di ridurre l’intera protesta nella dimensione della “lotta tra feudi”.
Onde evitare una analisi superficiale, se non addirittura strumentale, dei problemi dell’università, si propone una visione d’insieme di quelli che sono i problemi dell’università italiana, i quali sono riassumibili in quattro punti principali: la lottizzazione della università, l’arretratezza del sistema universitario, l’inadeguatezza dei fondi messi a disposizione dallo stato e l’utilizzo della università come mezzo di controllo sociale.
Tutti questi problemi sono collegati tra di loro ed hanno provocato tutti quei disagi che hanno fatto slittare le università italiane pure alle spalle di molte università dell’est Europa.
La lottizzazione dell’università non è nient’altro che il riflesso nel mondo universitario del problema della partitocrazia. I professori universitari italiani sono quasi tutti politicamente schierati e spesso devono la loro posizione ai partiti. In particolare esiste una forte lobby sia democristiana che di sinistra in seno all’università italiana. Tale lobby è più interessata a mantenere inalterato il proprio potere che a cambiare il sistema universitario italiano anche perchè un qualsiasi cambiamento non potrebbe non mettere a rischio la loro posizione. L’opposizione di questi signori ai tagli universitari è puramente funzionale a tutto ciò. Essi stanno soltanto cercando di evitare l’ingresso nelle università della lobby rappresentata dai partiti della attuale destra. Non è un caso, infatti, che le proteste universitarie, in origine nate spontaneamente, siano state progressivamente colonizzate dai partiti e riempite di simboli politici. Il sistema universitario italiano è da almeno due decenni obsoleto e completamente incapace di rispondere alle esigenze del mondo del lavoro. I metodi usati ed il tipo di preparazione sono rimasti pressoché identici da decenni e questo ha portato ad un totale scollamento tra mondo del lavoro ed università. Ne nasce l’estrema necessità di adeguare immediatamente l’università al mondo del lavoro. E’ vero che l’attuale legge sul lavoro non permette di fare un adeguato apprendistato ma è altrettanto vero che troppo spesso le università adottano un metodo frontale e nozionistico che poi si rivelerà inutile sui posti di lavoro. Ad onore del vero va detto che l’impianto base del sistema universitario è ancora valido ma ha bisogno di essere svecchiato ed adattato ai tempi.

mercoledì 29 giugno 2011

Testamento politico di Niccolò Giani

Vi proponiamo il Testamento Politico di Niccolò Giani, Fondatore della Scuola di Mistica Fascista, scritto per il figlio in occasione della sua partenza per il fronte etiope nel 1936 – XIV anno dell’Era Fascista. Giani esorta suo figlio ad amare e credere nell’Italia Fascista, a morire se necessario per l’Italia di Mussolini, vista come la rinascita imperiale di Roma: “Mentre l’Impero di Roma ricondurrà il Sole nei cieli del mondo, tu vedrai decadere nazioni, disfarsi stati, distruggersi idoli e illusioni: mentre vedrai finire di morire un mondo, nella certezza del credere, dell’obbedire, del combattere, assisterai alla rinascita del mondo della Giustizia, dell’autorità, dell’ordine, perché nel meriggio delle albe già nate rifulga la civiltà dei fasci”. Il mondo che sarebbe dovuto morire era rappresentato dagli stati individualisti liberal-democratici, dalle sue macerie sarebbe scaturita la nuova Civiltà Fascista unica garanzia di PACE e GIUSTIZIA per tutti i popoli della terra.

Roma straziata ancora…

…dai servi di ogni colore dalla “repubblica antifascista”

Roma…L’Urbe, la città per antonomasia…eterna quanto lo può essere la Civiltà degli uomini. La Città costruita da una Cultura fra le più grandi, se non la più grande, la cui magnificenza non risiede solo nelle testimonianze materiali, pure grandiose, che ha lasciato in mezzo mondo, ma nel fondamento Spirituale, Morale, Civile, che rimanda alla Civiltà da cui sono scaturite.
Ecco, quelle testimonianze, che i soloni della “libertà” usano pappagallescamente definire “patrimonio dell’Umanità”, peraltro dicendo il vero, vengono disintegrate al pari della vita civile e dei valori che la fondano. In realtà questo risulta inevitabile. Distruggendo i valori di una civiltà si distruggono anche i suoi elementi materiali. Ecco così che Pompei, dopo aver resistito alla lava del Vesuvio, ai terremoti, alle bombe distruttrici degli Stranieri criminali Occupanti, chiamati indegnamente “liberatori”, a differenza di altri occupanti, chiamati giustamente criminali, ebbene non resiste più alla inciviltà devastante prodotta da quella che con giusto disprezzo chiamiamo “repubblica delle banane antifascista”.
Sembra quasi un estremo atto di “orgoglio”, più che un disastro annunciato per l’incuria indegna e criminale di delinquenti che osano definirsi “onorevoli” e che siedono aggrappati sugli scranni del potere in qualità di insulsi feudatari mentre la gente e la società crollano letteralmente a pezzi. E non in senso metaforico! Un moto di Orgoglio dicevo, forse l’ultimo, della Romanità e della Civiltà italiana rimasta ancora in piedi, che davanti a questa scellerata associazione a delinquere fondata sul latrocinio che è il “parlatoio” della repubblica bananara, decide di sparire pur di non assistere ulteriormente allo spettacolo sconcio mandato in scena quotidianamente da questo simulacro di repubblica!

E’ morto il fondatore di Ordine Nuovo

Pochi giorni fa “Il Messaggero” ha reso nota questa notizia:

ROMA (2 dicembre) – Si è spento giovedì notte, dopo aver lottato contro una lunga malattia Paolo Signorelli, professore e ideologo del Movimento sociale italiano e tra i fondatori di Ordine nuovo. Signorelli è stato protagonista di molte vicende politiche e giudiziarie legate alla storia politica della destra italiana (…).



Con la sua morte, di cui siamo umanamente dispiaciuti, l’area di destra radicale perde uno dei suoi massimi pensatori. Militante del Movimento Sociale Italiano, fondatore di Ordine Nuovo e massimo esponente del Fronte Sociale Nazionale, Paolo Signorelli era parte di quella galassia radical-destrorsa che noi da sempre giudichiamo colonna portante dell’antifascismo bananaro. Politicamente la sua opera è stata tra le più immonde, poichè ha contribuito attivamente a demolire il Fascismo di Mussolini, facendosi portatore di idee e battaglie politiche usurpatrici del termine “fascista”, ma che in nulla potevano oggettivamente ricondurre allo Stato Etico corporativo mussoliniano-gentiliano ma che anzi da esso ha allontanato ulteriormente generazioni fuorviate appositamente dal sistema antifascista. Massima condanna dunque a tutti i gruppuscoli “neofascisti” e a chi ne fa pienamente parte, contribuendo ad un macabro vilipendio del Fascismo stesso! Signorelli era uno di costoro, le sue idee le ha lui stesso sintetizzate in una intervista di qualche anno fa:

Intraprendemmo il viaggio con due libri nel tascapane: “I Proscritti” di Von Salomon e “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola. Poi imparammo a coniugare Nietzsche e Heiddeger con Platone, Marinetti con Papini, Codreanu con La Rochelle, Brasillac con Céline, Ortega y Gasset con Ezra Pound. “A Eleusi han portato puttane…”. Poi Berto Ricci e Junger… E divenimmo correttamente eretici e jungerianamente ribelli.
La mia formazione è sicuramente evoliana. Ritengo che nessuno possa mettere in dubbio lo spessore “tradizionalista” e quindi rivoluzionario – nel senso del re-volvere – del pensiero di Julius Evola.



Un evoliano dunque Signorelli, quello stesso Julius Evola che mai fu fascista o si definì tale, e che finì invece col rinnegare il regime e la repubblica sociale, ponendosi come punto di riferimento dell’area radical-destrorsa. Lo stesso Evola che considerava il fascismo non come Civiltà originata da una Ideologia Rivoluzionaria e coerente, ma come una delle tante espressioni della “tradizione”, pensiero questo che trova eco in queste stesse parole del Signorelli: “Se, poi, parlando di dottrine tradizionali si vogliono intendere le dottrine politiche che hanno caratterizzato il secolo scorso, certamente il Fascismo nelle diverse manifestazioni con cui si è storicamente espresso ha influenzato la cultura che arbitrariamente viene detta di destra”. Eh no, carissimo Signorelli, è finito il tempo in cui accomunavate arbitrariamente tradizionalismo evoliano radical-destrorso e Fascismo Mussoliniano! Bisogna troncare qualsiasi inesistente e pretestuoso legame tra l’esperienza di civiltà luminosa rappresentata dal fascismo e la stagione oscura e vergognosa post-fascista approdata nel suo stadio ultimo dagli “anni di piombo” agli “anni dello sterco”. Il fascismo era, é e sarà sempre antitetico a tutto ciò. La dipartita del Signorelli è sintomo ulteriore che i tempi stanno cambiando, è ora di fare chiarezza!

L'Italia vista dal Censis

Stamane l’Ansa ha reso noto un’analisi del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), un istituto di ricerca socioeconomica fondato nel 1964. L’analisi su Merdalia, davvero impietosa, contenuta nel 44.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2010, merita di essere commentata nei suoi punti salienti. Riportiamo testualmente:

Il Censis registra un “declino parallelo” della legge e del desiderio. E siccome, dicono, non esistono attualmente in Italia sedi di auctoritas che potrebbero ridare forza alla “legge”, la “virtu’ civile” necessaria per riattivare la dinamica di una societa’ troppo appagata e appiattita e’ quella di “tornare a desiderare”. Spiega il Censis che i nostri riferimenti alti e nobili (l’eredita’ risorgimentale, il laico primato dello Stato, la cultura del riformismo) si sono appiattiti, soppiantati dalla delusione.


Che la società sia appiattita, lobotomizzata e direi anche “svirilizzata” è ormai un dato di fatto che nessun rapporto può ignorare. Il Censis individua perfettamente i sintomi dell’organismo malato, le individua nella debolezza della legge (quindi nella inadeguatezza dello Stato italiano) e nella mancanza di “virtù civili”. Si appella a riferimenti storici soppiantati dalla delusione della società. Ma a noi fascisti non bastano i sintomi. Noi indaghiamo più a fondo e vogliamo tracciare le cause che stanno a monte e, soprattutto, le possibili cure. La causa è semplice: oltre sessant’anni di governi democraticamente eletti dal popolo, di destra, centro e sinistra, hanno prodotto una società totalmente insulsa e socialmente disgregata saccheggiando il proprio paese materialmente e moralmente, privandolo di prospettive per il futuro dei cittadini (fatto che riconosce lo stesso Censis). La liberal-democrazia è, dunque, il cancro dell’organismo.

Non riusciamo piu’ a individuare un dispositivo di fondo che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori. Si afferma così una “diffusa e inquietante sregolazione pulsionale”: negli episodi di violenza familiare, nel bullismo, nel gusto apatico di compiere delitti comuni, nella tendenza a facili godimenti sessuali, nella ricerca di un eccesso di stimolazione esterna che supplisca al vuoto interiore, nel ricambio febbrile degli oggetti da acquisire e godere, nella ricerca demenziale di esperienze che sfidano la morte (come il balconing). “Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento degli interessi e dei conflitti” dice il Censis.


Ed ecco il punto dolente! Il Censis individua la causa nella mancanza di “dispositivo di fondo” che “disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori”. Ovviamente, la democrazia indivualista ha causato la disgregazione atomistica del tessuto sociale, ed ora il Censis non può che evidenziare questa mancanza del “dispositivo di fondo” che altro non può essere se non uno Stato Etico, Autorevole e dotato di quella “auctoritas” che il censis individua oggi mancare in Italia, uno Stato che “disciplici comportamenti, atteggiamenti e valori” morali, uno Stato Fascista insomma. E’ solo lo Stato che può ridare una morale al popolo, riunificarlo all’insegna di una ideologia secolare, colmare quel “vuoto interiore” denunciato dal censis, far si che tutti i cittadini si sentano come pientamente parte e inseriti di un organismo collettivo cui contribuiscono ad edificare col proprio lavoro e colla propria mente.

Ogni giorno di più, secondo il centro studi, il desiderio diventa esangue, indebolito dall’appagamento derivante dalla soddisfazione di desideri covati per decenni (dalla casa di proprietà alle vacanze) o indebolito dal primato dell’offerta di oggetti in realtà mai desiderati (con bambini obbligati a godere di giocattoli mai chiesti e adulti al sesto tipo di telefono cellulare). Così, all’inconscio manca oggi la materia prima su cui lavorare, cioè il desiderio. Per vincere il nichilismo dell’indifferenza generalizzata, dunque, per il Censis occorre tornare a desiderare. E attualmente tre sono i processi in cui sono ravvisabili germi di desiderio: la crescita di comportamenti “apolidi” legati al primato della competitività internazionale (gli imprenditori e i giovani che lavorano e studiano all’estero), i nuovi reticoli di rappresentanza nel mondo delle imprese e il lento formarsi di un tessuto federalista, la propensione a fare comunità in luoghi a misura d’uomo (borghi, paesi o piccole città).


Sulla soluzione ci troviamo in aperto contrasto con quanto propugnato dal Censis. Il desiderio non può essere indotto dal materialismo strisciante. Perchè? Perchè l’uomo non è una “macchina”, il suo appagamento spirituale non si può realizzare con un illusorio piacere edonistico derivante dal “benessere sociale”. Noi fascisti respingiamo l’equazione benessere = felicità, ed è ormai palese che le cause di questo “vuoto interiore” e “mancanza di desiderio” siano stati indotti dal materialismo imperante. Bisogna ridare una COSCIENZA all’individuo, elevarlo a membro consapevole di una comunità nazionale, educarlo ad una MISSIONE etica che gli dia speranza per il futuro e desiderio! Desiderio di imprimire, col suo modesto contributo, il sigillo grandioso di una CIVILTA’. La Civiltà di MUSSOLINI unica sola alternativa a questo simulacro di Stato.

Il Fascismo “in pillole” spiegato da un grande storico

Cosa che salta all’occhio del lettore di questo editoriale rivoluzionario è senz’altro la parola che è più presente in queste pagine: ossia “Fascismo”. Ma che significato ha questa parola? Cos’è stato, in breve, questo fenomeno italiano? Senza dilungarmi in inutili discorsi che potrebbero disorientare il lettore, riporto le parole facilmente comprensibili e sintetiche dello storico israelita Zeev Sternhell, tra i massimi esperti al mondo del Fascismo .
Terza via tra liberalismo e socialismo marxista, il fascismo propone una soluzione alternativa ai problemi posti dalla rivoluzione tecnologica e da quella intellettuale.
Il fascismo è stato una forza di rottura, dotato di un proprio autonomo corpus ideologico.
Il fascismo non può essere in alcun caso identificato con il nazismo, in quanto il determinismo razziale non è una delle sue caratteristiche primarie.
La nascita del fascismo rappresenta il risultato diretto di una revisione antimaterialistica e antirazionalista del marxismo. Incarna emblematicamente il rifiuto estremo della cultura dominante all’inizio del secolo.
L’ideologia fascista è il prodotto di una sintesi del nazionalismo organico e della revisione antimaterialistica del marxismo. Essa si fa portatrice di un messaggio rivoluzionario fondato sul rifiuto dell’individualismo. Mette in campo una cultura politica comunitaria, antindividualistica e antirazionalistica, a favore di una comunità umana in cui siano perfettamente integrati tutti gli strati e tutte le classi sociali. Il fascismo pretende di cancellare gli effetti più disastrosi della modernizzazione, rimediando alla frammentazione e atomizzazione della società. Nè reazionario nè controrivoluzionario, il fascismo si presenta come una rivoluzione di tipo nuovo: una rivoluzione che dichiara di sfruttare al meglio il capitalismo, lo sviluppo della tecnologia moderna e il progresso industriale. La rivoluzione fascista ha come obiettivo un mutamento radicale dei rapporti intercorrenti fra l’individuo e la collettività senza che ciò implichi la rottura del motore stesso dell’attività economica, quindi preservando le leggi del mercato.
Se però il fascismo si propone di conservare tutti i vantaggi della modernità e i successi tecnologici del capitalismo senza mai mettere in discussione le leggi del mercato o la proprietà privata, non per questo esso cessa di considerare aberranti i valori borghesi: liberalismo, democrazia, universalismo, individualismo.
Il sistema di pensiero fascista si fonda non soltanto sulla negazione della prassi liberale e democratica, ma anche sul ripudio dei suoi principi filosofici
Il pensiero fascista costituisce, di fatto, un rifiuto del materialismo, un antimaterialismo che traccia una terza via rivoluzionaria tra liberalismo e democrazia, che però prende dal liberalismo il rispetto per la potenza e la vitalità dei meccanismi dell’economia di mercato e, dal marxismo, la convinzione che la violenza sia il motore della storia [...]“
(da “Nascita dell’Ideologia Fascista”, di Zeev Sternhell edito da Baldini Castoldi Dalai editore)


Nulla di più chiaro e conciso è ad oggi rinvenibile nel grande panorama bibliografico sull’argomento.
Il Littore – Per Primato Fascista

Blitz di studenti al Senato, lancio uova e fumogeni

Riportano le notizie dell’Ansa:
ROMA - Un gruppo di studenti e’ entrato dentro il portone di Palazzo Madama e lanciano uova contro le vetrate del secondo ingresso della sede del Senato. Le forze dell’ordine stanno cercando di contenere gli studenti che alcune decine. Molti stanno sbattendo i pugni contro la vetrata del secondo ingresso trattenuti dalle forze dell’ordine. Gli studenti che hanno fatto irruzione nell’ingresso di palazzo Madama sono stati allontanati dalle forze dell’ordine, che hanno chiuso il portone del Senato. Durante l’invasione dell’atrio da parte degli studenti una persona ha accusato un malore e poi i ragazzi sono stati trascinati e respinti all’esterno. Fuori da Palazzo Madama lancio di fumogeni e uova contro il portone. Le forze dell’ordine sono schierate davanti all’ingresso del Senato in tenuta antisommossa. Gli studenti urlano ”dimissioni, dimissioni”.
E’ incredibile come i giovani e gli studenti sappiano uscire le unghie e i denti solo quando siano direttamente in gioco i loro esclusivi e personali interessi, disinteressandosi completamente del fatto che protestare contro una riforma (in questo caso, quella Gelmini) non ha senso, se permangono le basi stesse dell’Ingiustizia e della Plutocrazia. Più che assediare il Senato – nobilissimo gesto – per una misera riforma, dovrebbero assediare il Parlamento e scalzare via il regime borghese che sottende ad ogni riforma. Ma gli studenti, i giovani e gli italiani in generale, non hanno la volontà nè una coscienza rivoluzionaria che li condurrebbe ad un simile atto. Essi sono “assuefatti”; più che spinti da grandi ideali sono spinti dall’interesse contigente. Credono di vivere in una democrazia perchè ogni tanto il sistema da loro l’illusione di poter protestare, in manifestazioni che si concluderanno in un nulla di fatto. Italiani svegliatevi! Solo il Fascismo potrà darvi l’armonia sociale e la Giustizia!  

Napoli sommersa dall'immondizia!

E’ ridicolo osservare come nessun politicante di questa ormai moribonda repubblica riesca a risolvere la crisi dell’immondizia che da anni attanaglia napoli. Non dovrebbe essere difficile per uno Stato serio approntare delle celeri contro-misure, inviare uomini e mezzi, attuare un piano risolutivo entro brevi termini. Ma noi più che uno Stato abbiamo di fronte una ridicola impalcatura di grotteschi sinistri signori, un’operetta farsesca, risibile se solo non fosse tragica. Napoli, che per secoli è stata un farò di Civiltà e di Cultura, tocca in queste giornate il punto più basso di degradazione. E Merdalia da, ancora una volta, il suo sublime spettacolo al mondo, suscitando il disgusto persino agli osservatori stranieri. Inutile ribadire come un eventuale Stato Fascista risolverebbe immediatamente la crisi napoletana, armonizzando gli interessi dei cittadini con quelli della collettività, facendosi interprete dei bisogni e della volontà del popolo.
NAPOLI, 22 NOV – Napoli sempre piu’ sommersa dai rifiuti: stamani lungo le strade della citta’ ci sono 2900 tonnellate e domani la situazione potrebbe nettamente peggiorare, se oggi non si riuscira’ a conferire. Nel centro storico, come nei quartieri Posillipo e Chiaia, la scena non cambia: cumuli, enormi, dovunque. Per il presidente della Campania, Caldoro, si uscira’ dalla crisi strutturale dei rifiuti tra tre anni. Oggi e domani a Napoli una delegazione di tecnici della Commissione Europea.

Crolla portale santuario XV secolo a Gela

Dopo il crollo di una parte del soffitto di una delle gallerie della Domus Aurea, dopo il distacco di una porzione delle Mura Aureliane, dopo il crollo di un pezzo del Colosseo e dopo il più recente crollo di un intero edificio romano a Pompei, ecco che oggi si è consumato a Gela il crollo di un santuario risalente al XV secolo. Lo Stato, in crisi sotto ogni aspetto, ha già da tempo tagliato i fondi per i restauri. Ormai la Plutocrazia è in recesso, indi per cui invece di tagliare gli stipendi ai signori che siedono a Montecitorio (guai a toccare il magnamagna dei nostri politici!), si preferisce tagliare i fondi alla scuola, ai restauri, alla “cultura”. Evidentemente la cultura non fa parte degli interessi di Merdalia, se i nostri politici avessero solo un briciolo di materia cerebrale penserebbero a dimettersi! A ciò aggiungiamo la cattiva amministrazione dei vari enti locali, i “feudi minori”. Invece di assistere al crollo pietoso di Gloriosi Monumenti simbolo di una Civiltà passata, preferiremmo essere alfieri e testimoni di un crollo ben più formidabile: quello di questa lerciosa repubblica delle banane!
GELA (CALTANISSETTA) – E’ crollato a Gela (CL) l’antico portale architettonico, risalente al 1450, posto all’entrata della sacrestia del santuario di Maria SS. D’Alemanna, patrona della citta’, nel quartiere di Villaggio Aldisio. L’area antistante la struttura, da tempo pericolante, era stata gia’ transennata dai vigili del fuoco.
Il comitato di cittadini ”Pro-santuario”, che ne sollecitano il restauro da anni, parla di ”crollo annunciato” e di ”Gela come Pompei”, accusando di ”omissioni e insensibilita’ le varie amministrazioni comunali che si sono succedute alla guida della citta”’.

Quando la «Little Italy» si dimostra più civile della «Big» Italy

Girando per le varie cittadine e grandi città americane, non è raro imbattersi in curiosità e luoghi interessanti; dalla grandezza abominevole di New York alla tranquillità di Ottawa, dal caos di Città del Messico alla semplice vita di campagna di Carson City. Ed ogni agglomerato urbano o rurale ha le sue caratteristiche, dal pittoresco al grottesco.
Caratteristica peculiare delle città nordamericane, dalle statunitensi alle canadesi, è la presenza di determinati quartieri dedicati a talune etnie: Chinatown, Little Ireland ecc. Tra cui spiccano le varie Little Italy, quartieri dedicati agli italiani discendenti degli emigrati d’un tempo che fu. E tra i vari esempi di questo tipo di quartiere monoetnico, spicca la Petite Italie di Montreal, una delle più grandi città canadesi.
Ora il lettore mi dirà: che c’è di così particolare in questa Little Italy canadese, oltre al nome chiaramente d’Oltralpe? Beh, qualcosa di particolare vi è, ed è sito nella piccola Chiesa della Madonna della Difesa – Church of the Madonna della Difesa – un luogo di culto per la comunità italiana locale(che conta più di 220.000 persone).

Per capire cos’ha di speciale quest’anonima chiesetta, entriamo dentro il suo ampio androne…
Bella, non c’è che dire. Ma focalizziamo la nostra attenzione sulla parte bassa della cupola, verso destraEbbene si caro lettore, quello che vedi è Benito Mussolini sul suo splendido purosangue, insieme ai Quadrumviri della Marcia su Roma, a Guglielmo Marconi, al Papa Pio XI ed ai suoi cardinali. Ma una domanda sorge lecita: che ci fa lì quell’uomo politico? Chi ce l’ha messo? Come mai nessuno l’ha mai rimosso? Ti rispondo io.
Fossimo stati in Italia(la Big Italy per l’appunto) quell’immagine sarebbe stata censurata ovviamente. Sarebbe stata un’offesa ai valori costituzionali, all’antifascismo, alla morale insomma. Ma grazie a Dio questo luogo è stato risparmiato dalle barbarie ostili all’arte ed alla cultura. E perchè è stato risparmiato? Semplice, per due motivi:
- Siamo in Canada, un paese mentalmente aperto a tutto nonchè baluardo di civiltà e libertà;
- I nostri consanguinei d’Oltreoceano non sono mai stati imbastarditi da propaganda antifascista, e come tale rispettano la Storia, la Cultura e l’Arte. Nonchè il culto.
Amara verità per i bigotti nostrani.
Ora un pò di Storia. La chiesa è stata costruita nel 1919 dai nostri connazionali ivi emigrati, come voto alla Madonna della Difesa, tanto cara ai molisani(che costituiscono il nucleo primordiale dei nostri emigrati nel Quebèc). Dopo la firma dei Patti Lateranensi del 1929 la Chiesa viene affrescata di temi molto interessanti: tra cui, soprattutto, la riconciliazione tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica. Ecco perchè vi son presenti gli ecclesiastici ed i politici. Nonchè Marconi, vanto degli italiani all’estero del periodo.
Che dire a conclusione del nostro viaggio? Possiam vedere che nel mondo esistono ancora paesi civili; che esistono democrazie borghesi che funzionano a dovere – quella Italiana a confronto è una bieca brutta copia; che gli italiani all’estero sono mentalmente puri e cordialmente più aperti degli italiani in patria; e che il Popolo Italiano dovrebbe farsi un esame di coscienza sul perchè solo un politico italiano nella Storia – quello stesso politico che ha sputato e deriso un decennio dopo – è stato così amato, rispettato e ben voluto, ed ha reso orgoglioso ogni italiano dovunque egli fosse.
A te, lettore, l’ardua sentenza.
Il Littore

La Casta corrotta che difende il suo feudo

Ci si chiede come possano ancora gli italiani credere nei “buoni intenti” di un sistema marcio e corrotto fino alla radice come il nostro, al cui vertice sta una nomenklatura avara e miserevole, il cui unico scopo è quello di percepire sempre più maggiori guadagni. Pochi mesi fa fa 498 deputati si sono pronunciati contro l’eliminazione del vitalizio che a noi Contribuenti costa la bella cifra di 150 milioni l’anno. Tale notizia non è stata minimamente menzionata dai media nostrani, più interessati a porcherie come Grande Fratello o al bunga bunga berlusconiano.
498 deputati contro l’eliminazione del vitalizio che a noi Contribuenti costa 150 milioni l’anno (circa 291 miliardi di lire)
Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell’Italia dei Valori ha proposto l’abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po’ come è andata a finire ! :
Votazione nominale n.1
ORDINE DEL GIORNO N. 9/DOC. VIII, N. 6/5 BORGHESI ANTONIO (IDV)
Seduta n.371 del 21/9/2010
presieduta da LUPI MAURIZIO
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498.

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :

La crisi della liberaldemocrazia

verso le frontiere di una nuova rappresentanza
Alle soglie del nuovo millenio, dopo sessanta anni di relativa tranquillità, un nuovo avvenimento sconvolge la scena politica mondiale ovvero la progressiva crisi dei modelli liberaldemocratici, i quali stanno diventanodo sempre meno rappresentativi del popolo e sempre più dominati dalle lobbies economiche. La recenti questioni relative al signoraggio trattate dal Prof. Auriti hanno portato ormai agli occhi di tutti come le vere detentrici del potere esecutivo siano le banche centrali . I governi eletti, invece, sono sempre più deboli e dipendenti da queste ultime, le quali, sempre più spesso, con la loro invadenza, ne deteminano le politiche. Tutte queste cupe realtà sono state confermate dal eurodeputato Giulietto Chiesa che ha confermato la sostanziale natura europea, e non solo, di tale fenomeno (Trattato di Lisbona).
Contemporaneamente, un’altra isituzione molto potente nel passato, il sindacato, sta perdendo terreno ed in alcuni paesi, ricopre addirittura una importanza marginale. Infatti, come ci rivela il libro “L’altra Casta” di Stefano Liviadotti, i sindacati italiani rappresentano una parte limitatissima dei lavoratori italiani. Quel che è ancora più notevole è che gli stessi lavoratori italiani dichiarano di non fidarsi dei sindacati poichè quest’ultimi tendono a non rappresentare nessun interesse al di fuori dei privilegi dei propri iscritti e delle ambizioni politiche dei propri dirigenti.
Dulcis in fundo, si può notare con facilità, semplicemente accendendo la televisione, quanto alta e grande sia diventata la propaganda ed i pomposi messaggi retorici di questo o quel personaggio illustre oppure, ancora, il messaggio “rassicuratore” di qualche sedicente esperto.
La realtà delle cose è, tuttavia, sempre più difficile da nascondere tanto che anche politologi famosi, come Giorgio Galli, ed audaci giornalisti, come Massimo Fini, hanno dimostrato non solo come e perchè le attuali liberaldemocrazie siano in crisi ma anche il fatto singolare che siano riuscite a realizzare l’esatto contrario di ciò che proponevano.
In questo momento di crisi, la cosa migliore che noi possiamo fare è quella di attivare il cervello e smetterla di credere ciecamente nelle “verità” consolidate: urge aprire la mente e cercare di realizzare qualcosa di nuovo, qualcosa di realmente democratico e rappresentativo dei nostri interessi.
Una nuova forma di rappresentanza, per la verità, esisterebbe e prende il nome di corporativismo: la parola corporativismo non ha nulla a che fare con l’inglese corporate (lobby) ma deriva dal latino corporation (parte del corpo). Nel corso dell’età antica e nel medioevo, tale parola è stata utilizzata per indicare lo stato inteso nel senso di comunità.
Il corporativismo fascista propone un nuovo modello di rappresentanza professionale, all’interno del quale il cittadino viene rappresentato come lavoratore e produttore. L’organo avente questo compito di rappresentanza è la camera delle corporazioni ovvero una camera nella quale tutte le professioni esistenti all’interno della comunità vengono rappresentate.
Le corporazioni sono dei sindacati di categoria, i cui rappresentati sono eletti direttamente dai lavoratori e li rappresentano in una apposita istituzione. Il numero dei rappresentanti è determinato da vari fattori come il numero di lavoratori di quella determinata categoria e la loro importanza in termini di produzione. Le corporazioni godono di una certa autonomia fatta eccezzione per i principi cardine, i quali sono stabiliti dalla legge. Le corporazioni operano seguendo il principio mazzianiano della solidarietà tra le classi e dell’unità del corpor sociale.
Ecco un esempio per chiarire meglio il concetto:Tutti i meccanici d’Italia si riuniscono in una corporazione detta “corporazione dei meccanici”. Tale corporazione si organizza come un sindacato di categoria ed, ogni quattro anni, deve eleggere un certo numero di rappresentanti da mandare alla camera delle corporazioni. Ogni corporazione agisce in questo modo e manda alla camera delle corporazioni il numero dei rappresentanti che gli spetta. Una volta che ogni corporazione ha eletto i propri rappresentanti, la camera delle corporazioni si riunisce e comincia a legiferare: i temi trattati sono svariati come, per esempio, la disciplina del lavoro, i lavori pubblici, i trattati commerciali, le riforme del diritto commerciale, l’istruzione tecnica e professionale e la legislazione riguardo le banche, le industrie e l’esercizio delle professioni. La camera delle corporazioni funziona secondo i principi mazziniani di unità del corpo sociale e non secondo le logiche della lotta di classe.
In questo modo, oltre a scongiurare i pericoli del lobbismo, ogni categoria professionale del paese può esporre i propri problemi, le proprie richieste e le proprie aspettative in parlamento armonizzandole con il resto del paese rappresentato dalle altre corporazioni. In questo modo si cerca di venire incontro alle aspettative di una categoria senza danneggiare il resto delle categorie.
Il corporativismo, dunque, si presenta come una originale soluzione conciliativa di diversi interessi: non si chiede a nessuno di rinunciare alla proprie aspettative ma si chiede ai singoli di armonizzarle con il resto della società ed è questa la linea guida di tutto il corporativismo.
Dvx87 (articolo scritto per la “prima stagione” di Primato Fascista)

In difesa del proletariato

E’ di pochissimi mesi fa la notizia delle proteste degli operai a causa di una serie di licenziamenti operati dalla FIAT, in violazione dei patti contrattuali. Per l’occasione il delegato Marchionne aveva tra l’altro dichiarato:
“Non siamo più negli anni ’60. Occorre abbandonare il modello di pensiero che vede una lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai”
Invito vano! Finchè esisterà un modello politico-economico come quello italiano, capitalista e plutocratico, esisteranno quei vigliacchi borghesi sfruttatori a cui anche i governi sono assoggettati. E quindi esisteranno le ingiustizie sociali, il dualismo tra capitale e lavoro che solo uno Stato Corporativo può ricondurre – come ha fatto – alla sua unità sociale.
E scrisse Mussolini, nel 1937, circa la FIAT:
Comunichi al senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che l’operaio che mangia in fretta e furia vicino alla macchina, non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l’uomo non è una macchina adibita ad un’altra macchina“.
Benito Mussolini in un telegramma al prefetto di Torino, 16 luglio 1937.

I tempi sono davvero cambiati?

Una delle più frequenti critiche rivolte al Pensiero Fascista, sia dagli antifascisti dichiarati di sinistra sia dagli antifascisti di fatto di destra (estremismi inclusi) è che il Fascismo, così com'è, non potrebbe mai funzionare perchè i tempi sono cambiati.


Per alcuni è assolutamente improponibile, per altri attuabile solo se riformato alla radice e quindi, snaturato intimamente.

Questa comoda scorciatoia per liquidare in partenza il Fascismo, evidentemente troppo scomodo per chi tiene le redini della politica, dell' economia e della società stessa, è facilmente smentibile; fragilissima, crolla su se stessa con un colpo di vento.

martedì 28 giugno 2011

DOTTRINA DEL FASCISMO 1932-XI

IDEE FONDAMENTALI
I
Come ogni salda concezione  politica, il fascismo è prassi ed è pensiero, azione a cui è immanente  una dottrina, e dottrina che, sorgendo da un dato sistema di forze  storiche, vi resta inserita e vi opera dal di dentro. Ha quindi una  forma correlativa alle contingenze di luogo e di tempo, ma ha insieme un  contenuto ideale che la eleva a formula di verità nella storia  superiore del pensiero. Non si agisce spiritualmente nel mondo come  volontà umana dominatrice di volontà senza un concetto della realtà  transeunte e particolare su cui bisogna agire, e della realtà permanente  e universale in cui la prima ha il suo essere e la sua vita. Per  conoscere gli uomini bisogna conoscere l’uomo; e per conoscere l’uomo  bisogna conoscere la realtà e le sue leggi. Non c’è concetto dello stato  che non sia fondamentalmente concetto della vita: filosofia o  intuizione, sistema di idee che si svolge in una costruzione logica o si  raccoglie in una visione o in una fede, ma è sempre, almeno  virtualmente, una concezione organica del mondo.
«Noi siamo i portatori di un nuovo tipo di civiltà» – Benito Mussolini

Art. 21. Costituzione Italiana:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (...).